Uno dei concetti più complicati da capire quando si parla di Bitcoin e di criptovalute è la creazione di moneta nuova attraverso l’attività di mining. Gli ostacoli per comprendere fino in fondo il suo funzionamento sono molteplici: prima di tutto c’è il concetto di bene digitale scarso, in secondo luogo c’è l’attività di estrazione grazie alla quale viene creata nuova moneta.
Prima di addentrarci nei concetti tecnici inerenti al mining è bene capire l’etimologia del termine stesso, per iniziare fin da subito a fare il paragone con un’attività lavorativa ben conosciuta. Mining in italiano si può tradurre con “minare” ed esprime il lavoro fisico svolto dai minatori per trovare nuovo metallo prezioso nelle cave o nella roccia. Come punti cardine di tutto il processo di estrazione abbiamo: il lavoro dei minatori che consuma la loro “energia” e la ricompensa per lo sforzo, identificato come metallo nuovo di zecca pronto per entrare nel mercato.
Il mining di Bitcoin e delle criptovalute che sfruttano l’algoritmo di consenso chiamato PoW o Proof-of-work, “Prova di Lavoro” in italiano, segue lo stesso identico ragionamento fatto per l’estrazione di un bene fisico. Da un lato abbiamo dei miners, ossia i minatori, che per essere chiamati così devono possedere dell’hardware specifico che gli permetta di svolgere un “lavoro” e quindi essere ricompensati con della moneta digitale nuova. Dall’altro abbiamo gli utenti del network, che tra di loro scambiano e utilizzano le monete come BTC e LTC creando delle transazioni.
Le transazioni per diventare effettive devono essere confermate dal network: inizialmente si controlla che la somma spedita sia effettivamente posseduta dal mandante e che tutti i dettagli siano regolari, poi questa deve essere inclusa in un "blocco" dati della Blockchain.
E' proprio qui che troviamo l’attività del miner. Gli hardware servono a creare dei blocchi dati al cui interno troviamo le transazioni degli utenti: questi blocchi per essere definiti “chiusi” richiedono l’utilizzo di molta potenza computazionale da parte dei computer per risolvere un problema matematico.
Senza scendere troppo nel dettaglio, una volta trovata la soluzione al problema il blocco viene definito “chiuso” e tutti i nodi miner della rete devono aggiornare la loro catena di blocchi (Blockchain) aggiungendo il blocco appena trovato. Questo processo può essere definito, riprendendo l’esempio dei minatori fisici, come il lavoro svolto dal miner. La creazione di un nuovo blocco avviene circa ogni 10 minuti e il miner che trova la soluzione più velocemente viene ricompensato con della moneta nuova di zecca che entra direttamente nel suo wallet.
Questo processo è fondamentale per la vita delle criptovalute, in quanto i minatori sono i pilastri della rete e del network di utenti. Se inizialmente il mining di Bitcoin poteva definirsi economico, col passare del tempo la competitività in questo settore è aumentata esponenzialmente, creando hardware sempre più potenti e performanti.
Uno dei problemi per cui il mining è criticato è l’enorme dispendio di energia che serve per tenere accesi questi hardware così particolari. Negli ultimi anni stanno nascendo degli algoritmi di consenso meno dispendiosi, più veloci ma non necessariamente più sicuri. Pensiamo ad esempio al PoS (Proof-of-Stake), alla DPos (Delegated PoS), PoA (Proof-of-Authority) e tante altre ancora.