Negli ultimi tempi il settore delle criptovalute ha registrato una presenza più massiccia da parte degli investitori istituzionali, grazie alla
possibilità di negoziare futures su Bitcoin, ossia di operare in un mercato regolamentato. In questo momento, i contratti spot non sono ammessi a Wall Street, quindi l'alternativa sarebbe quella di effettuare scambi over the counter.
L'influenza degli operatori professionisti è stata evidente. Lo scossone che c'è stato sul mercato degli asset digitali con alcune stablecoin come
Tether e soprattutto TerraUSD che hanno perso l'ancoraggio con il dollaro, ha generato una
volatilità altissima ma contenuta nei futures sulle criptovalute, dando luogo a possibilità di arbitraggio più risicate. Questo è un segno di maturità, secondo Adam Farthing, chief risk officer per il Giappone presso B2C2, market maker specializzato in risorse digitali.
La stessa cosa non si è vista nelle Borse offshore, regolamentate in modo meno rigoroso, come FTX, Binance e OKex, che sono popolate maggiormente dai trader retail.
Per soggetti altamente regolamentati come le banche, il vantaggio dei futures consiste nel fatto che vi è una possibilità di gestione più facile sotto il profilo de credito, della compliance e della legalità, in quanto i contratti non implicano la consegna fisica del sottostante. Tutto questo apre le porte a una concorrenza più agguerrita nell'offerta dei prodotti a sfondo crittografico, sebbene in questo periodo sia in atto uno dei più grandi crolli di sempre delle valute digitali che potrebbe anche durare a lungo.
Ad ogni modo, Nicky Maan, Amministratore Delegato di Spectrum Markets, società specializzata in derivati crittografici cartolarizzati, si aspetta che nei prossimi 5 anni ci sarà una crescita significativa dei mercati regolamentati rispetto agli OTC. Ad avviare le prime contrattazioni sui futures su Bitcoin sono stati CBOE e il Chicago Mercantile Exchange, a cui poi si sono aggiunti Eurex e la Borsa svizzera SIX.
Criptovalute: una proposta che fa tremare i broker
Nel frattempo i nuovi exchange sulle criptovalute stanno crescendo a vista d'occhio. Oggi vi sono 526 broker per il trading crittografico e una piattaforma come Bullish ha già raccolto oltre 2 miliardi di dollari di volumi scambiati, praticamente al pari di leader come Coinbase. Inoltre l'operatività h24 7 giorni su 7 del mercato degli asset digitali ha rappresentato lo spunto per allargare la stessa operatività anche ad altre attività come le azioni. La proposta è ancora in fase di discussione e si stanno valutando attentamente pro e contro dell'iniziativa, nonostante molti intermediari professionisti non siano così entusiasti dell'idea.
Un altro suggerimento che ha fatto molto discutere è quello lanciato da Sam Bankman-Fried, il proprietario di FTX, uno dei più grandi crypto exchange del mondo. Il miliardario californiano si è rivolto alla Commodity Futures Trading Commission per fare in modo che la gestione del rischio nelle Borse venga effettuata dalla rete che collega tutti i mercati, esattamente come avviene per le criptovalute. Questo significa che il ruolo dei broker verrebbe spazzato via in un attimo. L'Autorità di regolamentazione statunitense sta ancora valutando se dare la possibilità a Bankman-Fried di regolare le operazioni sui futures direttamente, escludendo gli intermediari finanziari dal processo.
L'idea comunque ha già alcuni sostenitori illustri, come Chris Perkins, Presidente della società di gestione degli investimenti CoinFund. L'ex-banchiere di Citi ha diretto una delle più grandi attività di intermediazione nel mondo dei futures, ma da quando è entrato nel mondo delle criptovalute si è convito del fatto che, come lui stesso sostiene, "gli intermediari dovrebbero andarsene".
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