Dopo alcuni giorni di vendite diffuse, le criptovalute rialzano la testa nelle ultime ore. Le quotazioni di Bitcoin si riporta sopra i 30.000 dollari e fa respirare gli investitori, i quali vedono questa soglia come un livello cruciale. Cosa abbia determinato gli short delle crypto recentemente è legato a diversi motivi: dal pugno sempre più duro degli USA verso questo mondo, ai blocchi imposti ai miners dalla Cina fino al quadro economico generale reso poco rassicurante dal progredire in tutto il mondo dei contagi della variante Delta. Gli operatori di mercato hanno preferito sganciarsi da un asset troppo volatile come Bitcoin e indirizzarsi verso beni rifugio più stabili.
GS: come stabilire i fondamentali delle crypto
Il sell-off di questi giorni potrebbe essere considerato un fatto temporaneo, perché comunque gli investitori non hanno abbandonato le valute digitali. Lo conferma un rapporto di Fidelity in cui si afferma come l'80% delle persone che investono sui mercati finanziari detengono almeno una piccola quota di monete virtuali. In questo quadro è importante allora capire quale sia il valore di riferimento delle criptomonete che rispecchia i fondamentali, in modo tale da adeguare le prospettive di entrata e uscita dal mercato.
Uno studio interessante in proposito è stato fatto da Goldman Sachs. La banca d'affari USA spiega una regola che può servire come bussola per orientarsi nella determinazione del valore. Per Goldman vi è un rapporto molto stretto tra il valore effettivo di una criptovaluta e la grandezza della rete attraverso cui viene prodotta. In sostanza, tutta la blockchain è costituita da una serie di computer che sostengono la rete, quindi i prezzi crescerebbero proporzionalmente al numero di blocchi della rete.
Al riguardo viene presa a riferimento la formula di Robert Metcalfe, l'ideatore della tecnologia Ethereum. Secondo tale formula, la capitalizzazione di mercato di una criptovaluta risulta essere uguale alla radice quadrata del numero dei suoi utenti. In realtà Goldman rileva che l'aggiunta di un computer in più fa crescere il prezzo in maniera inferiore a quanto ipotizzato da Metcalfe, però la formula può essere una base da cui partire.
In questo periodo, in media il coefficiente di correlazione stimato è di 1,4, mentre la legge di Metcalfe prevede un coefficiente di 2. Nel dettaglio le stime sono di 1,5 per Bitcoin e 0,9 per Ethereum, il che riflette la differenza di progettazione tra le due più grandi reti di criptovalute. Riguardo il resto, Ripple ha un coefficiente relativamente alto, Bitcoin Cash abbastanza instabile a differenza di Litecoin e Zcash.
Le stime del coefficiente Metcalfe sono aumentate moderatamente dal 2018, suggerendo che i mercati delle criptovalute stanno ora assegnando un premio più elevato alle reti più grandi. Goldman Sachs sottolinea che da allora è stata Ethereum ad aver registrato la maggiore crescita delle dimensioni della rete in base al proprio studio; subito dopo vi sono Ripple e Bitcoin.
Critpo: il trade-off tra attività e fondamentali
La principale criptovaluta tuttavia ha avuto una maggiore capitalizzazione di mercato, con una crescita del 520%, a fonte di un aumento del 60-100% della rete. La formula di Metcalfe prevederebbe un apprezzamento del 120-200% con il suo coefficiente di 2, mentre con il coefficiente di 1,5 di Goldman vi sarebbe una capitalizzazione del 90%-150%. Questo apprezzamento superiore alla crescita della rete cosa significa? La banca d'affari americana attribuisce la cosa a una serie di fattori, come le condizioni macroeconomiche e le aspettative per la potenziale crescita futura della rete.
L'alternativa sarebbe che Bitcoin era sottovalutato nel 2018 ed è sopravvalutato oggi. In questo si inserisce l'attività di trading speculativo, che dimostrerebbe quanto l'aumento dell'attività di rete non sempre rappresenti un miglioramento dei fondamentali. Ecco perché è importante che l'analisi venga sempre ripulita da quella componente speculativa che può alterare le valutazioni.