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Wall Street ha messo a segno dai minimi di marzo la migliore serie positiva dal 1933, ma le sopraggiunte elezioni americane potrebbero cambiare lo scenario;
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L'indice VIX e il prezzo dell'oro alle stelle sono i principali segnali di incertezza del mercato;
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Calpers, il più grande fondo pensione pubblico degli Stati Uniti, vende 1 milione di azioni Apple
Le elezioni presidenziali americane sono ormai alle porte. L'incertezza politica sull'esito della tornata elettorale verosimilmente creerà parecchia volatilità sui mercati azionari. Oltre a questo, i sondaggi non sembrano sorridere all'attuale Presidente, il quale potrebbe tentare di rinviare le elezioni. L'avvento di una sempre più probabile seconda ondata di Coronavirus sarà cruciale, quantomeno per determinare se a novembre il popolo statunitense sarà chiamato alle urne o meno.
Al momento le Borse americane sembrano non dare grossi segnali di sgomento: con la chiusura del fine settimana l'S&P 500 ha messo a segno un +4,4% dall'inizio dell'anno. Il risultato è rilevante, specie se si considera la tragedia che ha investito tutto il globo nel 2020. Dai minimi di marzo, il principale listino USA ha inanellato la migliore serie positiva dal 1933.
Wall Street: i segnali di nervosismo in vista delle elezioni
Con l'avvicinarsi della scadenza elettorale però la musica potrebbe cambiare. Come fa notare Stuart Kaiser, responsabile della ricerca sui derivati azionari presso UBS Group AG l'indice della paura, il VIX, è in media superiore di quattro punti rispetto alle ultime sette elezioni. Gli investitori in questo momento pagano di più per i futures sul VIX del mese di ottobre rispetto a quelli di settembre.
Questo è un fatto normale perché vi è sempre un fattore di incertezza che viene prezzato per le scadenze più lunghe. Ciò che invece non è normale è che il premio extra sia più del doppio rispetto a quello storico. Tutto questo dimostra come i trader si aspettino un'esplosione di volatilità nei giorni che precedono le elezioni.
Un altro segnale di nervosismo dei mercati viene dato dal livello record a cui sono giunte le quotazioni dell'oro in questi ultimi mesi. Il prezzo del metallo giallo ha toccato un massimo di 2.075 dollari l'oncia il 7 agosto, prima di un ritracciamento che l'ha portato sotto quota 2.000 dollari.
Attualmente però le più grandi posizioni degli investitori sono in call options in scadenza a gennaio sull'ETF SPDR Gold Trust, per una cifra complessiva di 78 miliardi di dollari. Questo potrebbe essere un segnale che il prezzo è in procinto di ripartire al rialzo.
Il più grande fondo pensione pubblico USA vende le azioni Apple
Intanto il più grande fondo pensione pubblico degli Stati Uniti con 400 miliardi di dollari gestiti, Calpers, ha effettuato alcune operazioni mirate nella gestione del suo portafoglio d'investimenti. Una delle operazioni sul mercato maggiormente degna di nota è stata la vendita di 1 milione di azioni Apple nel secondo trimestre 2020, abbassando a 9,2 milioni la quota detenuta di azioni del Cupertino.
La mossa apparentemente non è stata delle più felici dal momento che nei mesi di luglio e agosto la società guidata da Tim Cook ha guadagnato in Borsa il 26%. In verità le azioni Apple sono stata rimpiazzate con quelle di Advanced Micro Devices, Regeneron Pharmaceuticals e Tilray, con risultati altrettanto apprezzabili. La crescita del titolo del gigante del chip è balzato del 57% nell'ultimo trimestre, quello dell'azienda di biotecnologie è calato dell'1,8% e le azioni del produttore di cannabis sono salite del 2%.
C'è da dire che Regeneron Pharnaceuticals viene da un rally in Borsa del 63,1% dall'inizio del 2020 e gli utili dell'ultima trimestrale sono stati esplosivi. Per questa ragione, Calpers ha approfittato del calo per mettere in portafoglio altre 654 mila azioni in aggiunta alle quasi 200 mila che già deteneva.
La situazione è opposta per quanto riguarda Tilray. In tutto il 2020 la società ha lasciato sul campo il 57,7% del valore azionario e l'ultima trimestrale non ha dato risultati incoraggianti. A pesare sui conti societari l'effetto della pandemia che ha frenato drammaticamente la domanda dei consumatori.