I post su Twitter di Elon Musk riguardo a Bitcoin hanno sicuramente scombussolato il mercato recando un danno alle azioni Tesla, che nell'ultima seduta non hanno accompagnato il rimbalzo generale dopo le pesanti vendite dei giorni scorsi.
Dopo che il CEO di Tesla ha scritto che l'azienda non accetterà più pagamenti nella criptovaluta per le vendite di auto e che non acquisterà ulteriori Bitcoin oltre quelli già in portafoglio, gli investitori sono stati presi dal panico e hanno cominciato a vendere azioni a mani basse.
A febbraio la società di Palo Alto aveva acquistato 1,5 miliardi di Bitcoin e la sua partecipazione al 31 marzo ne valeva 2,5 miliardi. Con queste cifre il mercato ha temuto che l'enfant prodige avesse fatto un autogol clamoroso.
Tesla: calo di Bitcoin non inciderà su prossima trimestrale
Dal punto di vista contabile le cose sono leggermente diverse e i cali nelle quotazioni di Bitcoin non incideranno sul bilancio di Tesla e quindi sulla formazione dell'utile nel secondo trimestre. Infatti la società non riporterà alcuna perdita in conto capitale, per il semplice fatto che le criptovalute sono contabilizzate come attività immateriali.
Quindi, a differenza delle azioni che ogni trimestre devono essere valutate, le monete digitali rilevano la perdita quando vengono effettivamente svalutate. Il prezzo al quale si trova in questo momento Bitcoin è ben al di sopra di quello a cui quotava quando Tesla ha effettuato l'investimento, quindi non ci sarà alcuna perdita di valore.
Quando viceversa i beni immateriali aumentano di valore, l'incremento viene contabilizzato allorché il bene viene venduto. Infatti, nel primo trimestre la società ha registrato un profitto di 100 milioni di dollari proprio a seguito della liquidazione di una piccola parte dell'investimento e non per effetto dell'aumento complessivo del prezzo della criptovaluta.
In definitiva, nella contabilità dei token, i guadagni sono contabilizzati se e solo se l'asset viene venduto, le perdite quando diminuiscono di valore rispetto al prezzo d'acquisto. In buona sostanza, ancora non si è materializzato alcun danno sui conti di Tesla, sebbene gli investitori si siano fatti prendere smodatamente dall'emotività.
Azioni Tesla: luci e ombre del quadro tecnico
Il calo di Tesla a Wall Street induce però a qualche riflessione. Al di là dei discorsi sulle questioni legate alla crisi momentanea dei tecnologici, alla carenza mondiale dei chip e ai fondamentali dell'azienda, va fatto un ragionamento dal punto di vista tecnico. E questo porta a una visione negativa e a una positiva del quadro generale e delle prospettive future del titolo.
Con la chiusura di ieri, il prezzo delle azioni si trova al di sotto della media mobile a 200 osservazioni per la prima volta da marzo dello scorso anno. Tale situazione non è un buon segno perché, se non viene effettuato un recupero immediato, il titolo potrebbe scivolare fino al supporto di 420 dollari.
Da quella base infatti partì il rally nel dicembre del 2020 quando Tesla fu inclusa nell'indice S&P 500. Se questa eventualità dovesse profilarsi ciò significherebbe un calo azionario ancora di un altro 25%.
L'aspetto positivo invece è che il titolo è in ipervenduto, quindi riflette il fatto che è sceso molto rapidamente negli ultimi tempi, di conseguenza è plausibile attendersi un rimbalzo tecnico. Quanto potrà essere il rimbalzo? Nel marzo del 2020, in una situazione simile, le azioni Tesla sono ripartite violentemente e nel mese di aprile hanno realizzato una performance del 45%.
C'è da dire però che allora lo scoppio della pandemia aveva affossato tutti gli indici azionari, mentre in questo momento i listini si trovano sempre in prossimità dei massimi storici. E non è una differenza da poco.