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Il dibattito sull'hi-tech infiamma il mercato e molti si chiedono se le azioni continueranno a salire oppure subiranno una decisa battuta d'arresto;
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Jim Cramer mette in luce il rischio che l'offerta di azioni potrebbe superare la domanda;
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Carmignac ritiene che le aziende tecnologiche oggi non sono paragonabili alle dot-com del 2000
I titoli tecnologici rappresentano ormai oggetto di grande dibattito tra gli investitori e gli analisti di tutto il mondo. L'argomento è diventato rovente perché ognuno si trova come di fronte a un bivio nelle proprie considerazioni e scelte d'investimento: l'hi tech è cresciuto troppo in questi anni e quindi presto si svaluterà oppure ancora ha spazio di crescita e riserverà sorprese piacevoli per gli azionisti? È un dilemma questo su cui non è facile trovare una risposta immediata, anche perché negli ultimi tempi ci sono stati degli elementi caratterizzanti che hanno fatto propendere per l'una o l'altra direzione.
Sullo sfondo aleggia sempre lo spettro di ciò che avvenne vent'anni fa con le dot-com, ma le due situazioni sono davvero accostabili? Per avere un orientamento prendiamo in esame le considerazioni di Jim Cramer, celebre personaggio televisivo e conduttore del programma della CNBC, Mad Money, nonché ex gestore di hedge fund. In contrapposizione alle idee di Cramer, vediamo anche l'analisi di Didier Saint Georges, Managing Director e Membro del Comitato di Investimento Strategico, Carmignac. Solo il tempo ci dirà quale delle due posizioni risulterà più veritiera.
Sullo sfondo aleggia sempre lo spettro di ciò che avvenne vent'anni fa con le dot-com, ma le due situazioni sono davvero accostabili? Per avere un orientamento prendiamo in esame le considerazioni di Jim Cramer, celebre personaggio televisivo e conduttore del programma della CNBC, Mad Money, nonché ex gestore di hedge fund. In contrapposizione alle idee di Cramer, vediamo anche l'analisi sui titoli tecnologici di Carmignac e di Credit Suisse. Solo il tempo ci dirà quale delle due posizioni risulterà più veritiera.
Jim Cramer: attenzione a equilibrio tra domanda e offerta
A giudizio dell'esperto di mercati finanziari statunitensi ci sono delle similitudini rispetto al 1999. Si stanno cioè raccogliendo azioni in grande quantità tramite le IPO, le società veicolo che hanno lo scopo di investire il capitale raccolto in altre già esistenti e le nuove emissioni. Questo indubbiamente rivitalizza il mercato però ad un certo punto secondo Cramer si potrebbe creare uno squilibrio tra domanda e offerta, dove ciò che viene proposto al pubblico non trova corrispondenza nelle richieste degli investitori.
A quel punto i gestori delle aziende che si quotano potrebbero trovarsi improvvisamente di fronte a voragini finanziarie e chiedere soccorso agli istituti di credito. Tuttavia la qualità delle aziende che oggi si presenta sul mercato è molto diversa rispetto a quella di vent'anni fa. Un esempio è SnowFlake, cloud company californiana appena debuttata a Wall Street che ha raccolto 3,36 miliardi di dollari nella più importante IPO della storia per una società di software.
Titoli tech: per analisti multipli non indicano bolla
Didier Saint Georges ritiene invece che le società tecnologiche di oggi hanno poco a che vedere con quelle della bolla internet a cavallo tra la fine e l'inizio del millennio. I bilanci oggi sono solidi e la redditività è elevata grazie alla leva dei tassi di interesse bassi senza precedenti.
Nel 2000 molte aziende erano difatti sottocapitalizzate e poterono contare solo sull'euforia del momento scatenata dall'avvento di Internet dentro le nostre case. Inoltre se si valutano i multipli societari, la situazione non è paragonabile. All'epoca il premio sulla valutazione dei titoli tecnologici era del 120%, ossia 5 volte la media storica; oggi invece è del 30%, quindi assolutamente in linea.
Secondo l'analista comunque investire nelle aziende dell'hi tech richiede una gestione attiva, perché ogni caso va valutato singolarmente in base alle caratteristiche intrinseche dell'azienda, alla concorrenza e alla capacità di innovarsi dal punto di vista tecnologico.
Alla view positiva di Carmignac si aggiunge quella di Credit Suisse che in un report mette in luce il fatto che il NASDAQ esprima delle valutazioni azionarie che rappresentano 37 volte gli utili attesi, mentre ad esempio durante la bolla del 2000 la valutazione era giunta a 70 volte.
Ad ogni modo secondo la banca d'affari svizzera si può pensare a un eccesso dei mercati quando il numero arriva a 45 volte, giocoforza ci sarebbe ancora spazio per crescere. Il gruppo guidato da Andrew Gartwaite considera comunque la straordinaria performance delle società tecnologiche frutto dell'importanza che queste hanno acquisito nell'economia reale, ecco perché non si può parlare di una vera e propria bolla.