Botta e risposta tra la Bce e la Germania. Al centro del contendere la sentenza della corte costituzionale tedesca sugli acquisti della banca centrale.
La sentenza tedesca e la risposta dell'Unione
La settimana scorsa la Corte Costituzionale tedesca aveva giudicato parzialmente illegale il Quantitative Easing della Bce chiedendo spiegazioni ai vertici della banca centrale sulle motivazioni che avevano dato vita al piano di stimolo. Una sentenza che ha suscitato più di una reazione sia all’interno dei confini tedeschi che a livello internazionale. La risposta dell’Unione, però, non si è fatta attendere. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha minacciato una procedura d'infrazione contro la Germania per la recente sentenza di Karlsruhe sugli acquisti della Bce.
In breve i fatti
Martedì scorso la Corte Costituzionale tedesca ha emesso una sentenza che respingeva un ricorso contro il Quantitative Easing della Bce, ricorso che denunciava come illegale la misura decisa da Francoforte. Ma contemporaneamente la stessa corte tedesca chiedeva proprio alla Bce di chiarire entro tre mesi, le ragioni alla base della decisione sulle misure di stimolo economico messe in campo. Inoltre i giudici in quella stessa sentenza avevano avanzato al governo e al parlamento tedesco la richiesta di controllare l’operato della banca europea. Una sentenza che aveva creato più di una reazione. Non solo perché la Bce aveva, in passato, spiegato ampiamente le sue ragioni. Ma anche perché la corte tedesca sentenziava in netta contraddizione con quanto deciso da un verdetto della Corte di Giustizia europea che, invece, riteneva pienamente legittimo il QE. E ancora. La sentenza di Karlsruhe, di fatto, chiedeva tra le altre cose, anche il controllo della politica sull’operato di una banca centrale che, di per sé, è indipendente per statuto.
Le parole della Commissione Ue
Ed è proprio da questo punto che nasce la risposta della Commissione europea. In una lettera, infatti, la von der Leyen ha confermato di valutare tutti i passi necessari “fino alla procedura d'infrazione". Questo perché la decisione della Corte costituzionale tedesca si occupa di materia sulla quale è solo l'Ue a poter decidere. Quindi crea problemi sia per la stabilità dell'Unione monetaria sia per lo Stato di diritto nell'Ue. Infatti nell’ordine di importanza delle normative, quelle europee hanno precedenza rispetto alle singole leggi nazionali. Inoltre quanto deciso dalla Corte di giustizia europea resta un fattore vincolante per gli altri tribunali in virtù di un’applicazione uniforme delle leggi europee.
Il rischio dei precedenti
Quello che preoccupa è la serie di pericolosi precedenti che si creano con una sentenza come quella tedesca. Il primo è che uno stato membro dell’Ue si sta considerando in grado di giudicare l’operato delle istituzioni europee. Il che, tradotto, significa che tutte le altre nazioni all’interno dell’Unione potrebbero, in teoria, fare altrettanto. Una potenziale bomba ad orologeria considerando le numerose fratture in seno all’Europa. Fratture che, ormai, non sono più tra Nord e Sud ma anche tra Est e Ovest. Altro precedente pericoloso è il fatto che la corte tedesca ha assolto, seppur con una sorta di formula dubitativa, il Quantitative Easing nato nella precedente gestione Draghi. Ma potrebbe non fare lo stesso con quanto deciso recentemente dalla stessa Bce per ciò che riguarda i piani di sostegno all’economia derivanti dall’emergenza Covid-19.