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Banche sugli scudi oggi a Piazza Affari, la BCE fissa criteri meno rigidi per le operazioni di M&A;
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L'obiettivo dell'Eurotower è quello di consolidare i patrimoni e favorire le economie di scala;
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Secondo gli analisti il settore bancario sarebbe avvantaggiato e questo incoraggia maggiori operazioni di fusione.
Il settore bancario oggi è particolarmente brillante a Piazza Affari. Il FTSE Italia All Share Banks è in rialzo del 3,87% galvanizzato dall'assist servito dalla BCE su un piatto d'argento. In una guida pubblicata ieri e consultabile entro il 1° ottobre, l'istituto di Francoforte ha fatto sapere che i requisiti patrimoniali richiesti agli istituti di credito non saranno da ostacolo a tutte le operazioni di aggregazioni in corso e future. Più precisamente, la Vigilanza dell'Eurotower non richiederà necessariamente un aumento di capitale per le fusioni bancarie, come avvenne ad esempio nel caso di Banco Popolare e Bpm.
Questo indubbiamente è un vantaggio enorme in tempi di Covid, in quanto aiuterebbe il risanamento dei bilanci gravemente destabilizzati dalla pandemia. Il Consiglio della BCE è convinto che, attraverso le economie di scala che scaturiscono dalle M&A, le banche dell'Eurozona possano uscire più in fretta dalla crisi evitando nel contempo pericolosi avvitamenti. In passato invece criteri più rigidi avevano scoraggiato determinate operazioni e rappresentato una barriera effettiva al consolidamento.
Guida BCE: chi sono le banche che ne trarranno vantaggio
La nuova linea tracciata dall'istituto governato da Christine Lagarde sicuramente renderà più agevoli le operazioni in corso tra le banche. Prima tra tutte l'OPS tra Intesa San Paolo e Ubi Banca . Lunedì 6 luglio partirà il lancio dell'offerta dell'istituto guidato da Carlo Messina per conquistare la ex popolare. Secondo Banca Imi questa operazione è vista con grande favore da parte dell'Autorità di Vigilanza in quanto dà vita a un gruppo ancora più forte e radicato in Italia e che si pone di diventare protagonista in Europa. L'obiettivo della BCE è proprio questo: consolidare l'assetto patrimoniale degli istituti di credito e di riflesso rafforzare tutto il sistema bancario.
A conferma di tutto ciò una dichiarazione dell'Amministratore Delegato di Unipol, Carlo Cimbri, secondo cui l'OPS Intesa San Paolo-Ubi Banca non solo sarà un grande vantaggio per Intesa ma anche per le altre banche, grazie a sinergie ed economie di scala. Un esempio tra tutti è quello di Bper che avrebbe un milione di clienti in più, il che significa 30 miliardi aggiuntivi di impieghi e raccolta.
La mossa di Francoforte potrebbe incoraggiare l'aggregazione di Montepaschi di Siena e Banco Bpm. In base a quanto riferito da fonti Reuters, nei giorni scorsi c'è stato un incontro tra i vertici delle due banche per testare il terreno su un possibile deal. Questo si inquadrerebbe perfettamente nei piani del MEF che ha come obiettivo il ritiro graduale della propria presenza nell'azionariato della banca senese.
Secondo Equita Sim l'operazione sembra per il momento prematura, però avrebbe una risonanza enorme dopo che MPS ha completato il processo di de-risking dell'attivo patrimoniale. A quel punto quest'ultima diventerebbe una meta molto ambita per altri player, visto che l'NPE ratio passerebbe al 4% e il CET1 all'11%.
Il vantaggio per Banco Bpm sarebbe evidente, a giudizio della Sim milanese. Infatti l'istituto guidato da Massimo Tononi si ritroverebbe con un NPE ratio del 7% rispetto al 9,2% attuale e con un CET1 dell'11,9% a confronto di del 12,6% stand-alone. Il problema semmai sorgerebbe nel caso in cui il gruppo controllato dal MEF dovesse subire un ulteriore deterioramento dei crediti. Da quel momento ci sarebbe bisogno di ulteriore capitale e questa non sarebbe una bella notizia per gli investitori di Banco Bpm.
Ad ogni modo dalla fusione tra i due istituti verrebbe fuori un gruppo da 3,8 miliardi di euro, stando ai valori attuali di mercato, con una stima della riduzione del 5% dei costi combinati, quindi con un risparmio di 1,8 miliardi.