In un mondo degli investimenti che ha vissuto una svolta epocale con l'avvento della pandemia, gli operatori si chiedono come volgeranno i mercati nei prossimi anni e quali potrebbe essere le soluzioni d'investimento che garantiscano il migliore compromesso tra rischio e rendimento.
Il dibattito attualmente sembra incentrato sulla scelta tra i titoli value e quelli tecnologici, con i primi favoriti rispetto ai secondi in quanto riflettenti il ciclo dell'economia. Tuttavia forse non si presta la dovuta attenzione nell'ambito dei vari comparti, su quali siano le società da puntare e in quale zona geografica.
In particolar modo, con riferimento a quest'ultimo aspetto, non tutti i titoli dello stesso settore reagiscono in modo univoco in tutti i Paesi. Ogni Stato ha avuto e avrà le sue vicissitudini, determinate da fattori geopolitici intrinseci e dalla capacità di superare l'ostacolo pandemico.
Azioni UK: tutte le ragioni per investire
A questo proposito una grande potenzialità di crescita può essere individuata nelle azioni della Gran Bretagna, in particolar modo se si ha una visione proiettata verso i prossimi 5 anni. Le ragioni possono essere diverse. Innanzitutto l'equity del Regno Unito è a sconto, soprattutto con riferimento alle azioni value.
La questione Brexit ha inciso pesantemente e in maniera negativa sui titoli di Sua Maestà. Gli investitori hanno scontato tutte le preoccupazioni derivanti da un possibile fallimento delle trattative con l'Europa riguardo un'uscita ordinata di Londra dall'Eurozona. Il Covid, che ha sterminato una buona parte della popolazione anglosassone, ha dato poi il colpo di grazia.
Tuttavia le aziende britanniche sono cadute in piedi e non si sono rilevati grandi fallimenti. Così i prezzi di mercato delle azioni value potrebbero essere un'occasione ghiotta per ripartire. A fine dicembre 2020 il rapporto tra prezzo delle stesse e il loro valore di bilancio era di 0,97, in confronto a 1,61 di tutto l'equity della Borsa di Londra e a 2,89 degli altri mercati azionari.
Questo significa che le value venivano scambiate, in relazione al mercato generale, al prezzo più basso di sempre. È pur vero che le attese inflazionistiche e il rialzo dei rendimenti hanno determinato un rally del 20% in più dei titoli ciclici rispetto al resto, ma questo rimbalzo comunque non esclude che quelle azioni siano ancora sottovalutate.
Un altro aspetto molto importante riguarda la crescita dell'economia britannica, che è legata a sua volta a due punti chiave. In primis alla vaccinazione di massa, con Londra che ha dato una grande prova di elasticità, flessibilità ed efficienza. Un terzo della popolazione britannica ha già ricevuto un'inoculazione di un vaccino e il piano di Boris Johnson articolato in tappe è molto chiaro: a giugno la Gran Bretagna tornerà alla normalità. Questo ha essenzialmente un effetto: la ripresa dell'economia. Secondo le previsioni OCSE, il Regno Unito dovrebbe crescere del 5,1% nel 2021 e del 4,2% nel 2022.
Il secondo punto chiave è l'importante accordo con l'Europa in tema di Brexit, grazie al quale le imprese britanniche non rimarranno certamente isolate nel commercio globale, contribuendo a rendere l'economia del Paese assolutamente vivace e competitiva. Tutto ciò non potrà non riverberarsi nelle quotazioni azionarie che riprenderanno vigore come prima di Brexit e della pandemia.
Azioni UK: premio al rischio più interessante
Questo cosa significa per un investitore e quali sono i rischi sostenuti? Alcuni analisti non vedono dei rischi superiori rispetto a qualsiasi altro tipo di investimento azionario e di qualsiasi altro Paese. Mentre vedono un premio al rischio sicuramente più interessante.
Nei prossimi 10 anni si stima infatti che l'equity globale possa crescere a un tasso di rendimento del 4% annuo, mentre quello britannico dell'8%. Inoltre, per i titoli value vi è un'ulteriore performance del 4%, il che porterebbe a un guadagno annuo complessivo del 12%.
Se così fosse, le prospettive sarebbero parecchio allettanti, sia perché i rendimenti obbligazionari netti navigano verso quote prossime allo zero e sia perché un profit del 12% rappresenterebbe il migliore scudo contro un'inflazione che è data in crescita per i prossimi anni.