Elon Musk è entrato nell'occhio del ciclone da un pò di giorni. Esattamente da quando ha lanciato quel sondaggio su Twitter dove chiedeva ai followers se dovesse vendere o meno il 10% delle sue azioni Tesla. L'esito positivo del sondaggio e la conseguente messa in pratica della promessa con la cessione di 5 miliardi di dollari di azioni hanno scatenato il toto scommesse su cosa avrebbe fatto Musk con la liquidità ottenuta dalla vendita.
Secondo molti il ricavato serve per pagare le tasse per lo più derivanti dall'esercizio delle stock option in scadenza. Lo stesso 50enne sudafricano aveva fatto accenno proprio su Twitter se fosse giusto che chi ha delle plusvalenze non realizzate dovesse contribuire al gettito tributario del Paese. Questo anche in risposta a quanti nel Congresso statunitense avanzavano polemiche sul fatto che i super ricchi di Wall Street non paghino quanto avrebbero dovuto in termini di imposte.
Michael Burry: Elon Musk non ha bisogno di contanti
Negli ultimi tempi vi è un personaggio che sta ripetutamente entrando a gamba tesa su Elon Musk, con post su Twitter contrassegnati da una certa vena polemica. Si tratta di Michael Burry, colui che aveva previsto la grande crisi del 2008 e che è stato reso famoso dal film The Big Short. Qualche giorno fa un suo tweet poi cancellato aveva fatto discutere, perché diceva che Musk avrebbe dovuto pagare un debito personale ed era per questo che vendeva le azioni Tesla.
Nella giornata di ieri invece Burry scrive sempre sul social network che l'Amministratore Delegato di Tesla non ha bisogno di contanti, semplicemente vuole vendere la sua quota nell'azienda. Inoltre mette su anche un grafico del prezzo delle azioni del produttore di auto elettriche dove indica una freccia in cui riferisce quando Musk ha detto che il prezzo delle azioni erano troppo alte.
Il 50enne investitore di San José ha anche criticato l'uomo più ricco del mondo per i suoi commenti su Rivian Automotive, dopo la quotazione in Borsa. Si capisce quindi che tra i 2 non corra buon sangue. Adesso il tweet che inasprisce ancora di più i rapporti "elonmusk ha preso in prestito 88,3 milioni di azioni, ha venduto tutte le sue ville, si è trasferito in Texas e chiede a @BernieSanders se deve vendere più azioni. Non ha bisogno di contanti. Vuole solo vendere $ TSLA".
Elon Musk: infuriano le polemiche sulle tasse
A proposito del senatore Bernie Sanders, 80enne esponente del Partito Democratico, Elon Musk ha risposto a un suo tweet di sabato 13 novembre dove scriveva "dobbiamo chiedere che gli estremamente ricchi paghino la loro giusta quota".
Anche senza che Sanders avesse specificato il suo nome, Musk si è sentito chiamato in causa e ha fornito una risposta al vetriolo con un tweet di domenica 14 novembre che recitava: "Continuo a dimenticare che sei ancora vivo", continuando successivamente con un: "Vuoi che venda più azioni, Bernie? Basta dire la parola..." e poi ancora parlando di Sanders "è un acquirente, non un creatore".
C'è da dire che alla fine dell'anno scorso Musk ha confermato di essersi trasferito dalla California al Texas, uno Stato che non applica alcuna imposta sul reddito. Da lì sono partite diverse polemiche, soprattutto di sponda democratica sulla tassazione dei ricchi, con il Presidente della Commissione Bilancio al Senato che porta avanti da lungo tempo una battaglia per una maggiore equità fiscale. Che sviluppi potrà avere la vicenda e che significato bisogna dare agli ultimi tweet di Musk, altre vendite di azioni in programma? La risposta forse la sapremo nei prossimi giorni. Probabilmente su Twitter.