Tesla si affretta ad assicurarsi le materie prime per le batterie delle sue auto elettriche e firma un importante accordo con Syrah Resources, compagnia mineraria australiana produttrice di grafite. La società di Melbourne fornirà anodi di grafite per 4 anni presso lo stabilimento di produzione in Lousiana, con l'opzione di ulteriore espansione nel sito Vidalia.
L'impianto della Lousiana lavorerà il minerale del Mozambico diventando la prima fonte statunitense per il settore dei veicoli elettrici. Mentre quello di Vidalia sarebbe in grado di fornire circa il 3% della domanda di batteria negli Stati Uniti entro la metà del decennio, grazie a un tasso di produzione solo all'inizio di 10 mila tonnellate di grafite.
La distribuzione avverrà dalla base di Balama in Mozambico, che ha ripreso a funzionare a marzo di quest'anno dopo la sospensione durante tutto il periodo pandemico. L'obiettivo è quello di portare al 2025 la produzione fino a 40 mila tonnellate all'anno.
Dopo l'annuncio, le azioni di Syrah sono schizzate del 23,02% nella Borsa di Sydney a 1,63 dollari australiani, valore massimo da marzo del 2020, quando scoppiò la pandemia. Tesla nell'ultima seduta di Wall Street ha chiuso in rialzo del 7,49% superando la soglia psicologica di 1.000 dollari, in scia al rimbalzo dei titoli tecnologici dopo le vendite di questi giorni. Nel pre-market il titolo è in salita dell'1,5%.
Tesla lancia la sfida alla Cina?
La mossa di Palo Alto mira quindi a sfidare la supremazia della Cina nel mercato della grafite, di cui il Dragone occupa una posizione quasi totalitaria. Una maggiore concorrenza allenterebbe il pericolo di una eccessiva concentrazione di Pechino, che potrebbe creare pericolose barriere all'entrata nella costruzione della catena di approvvigionamento delle batterie elettriche.
Questo si inserisce in un contesto in cui i maggiori produttori di batterie e di auto elettriche stanno setacciando il pianeta alla ricerca di minerali come litio, cobalto, nichel e proprio grafite. L'obiettivo è cercare di far fronte alla carenza di materie prime che ha reso insufficiente l'offerta rispetto alla domanda in crescita di veicoli green.
Al riguardo Tesla ha chiuso già un importante accordo con la più grande compagnia mineraria del mondo, BHP Group, per assicurarsi la fornitura di nichel e sta spingendo affinché il Governo degli Stati Uniti rinunci alle tariffe sulla grafite proveniente dalla Cina.
Auto elettriche: la situazione degli approvvigionamenti
A livello generale tuttavia ancora la situazione appare critica, con la carenza degli approvvigionamenti che non dà grossi segnali di rallentamento. Molte fabbriche a tale proposito quest'anno hanno dovuto interrompere la produzione e il rischio di un riacutizzarsi della situazione sul fronte Covid-19 potrebbe comportare il ripetersi della cosa anche per il 2022.
La posta in palio comunque è molto alta, alla luce di quanto i Paesi di tutto il mondo stanno spingendo affinché entro il 2030 il 40% delle auto in circolazione sia completamente elettrico. Un passo fondamentale è stato fatto con il COP26 di Glasgow del mese di novembre, dove sono stati rafforzati gli impegni già tracciati durante l'Accordo di Parigi del 2015 di decarbonizzare completamente il pianeta prima della metà del secolo.
Tutto il settore delle materie prime è quindi in continuo fermento. Questa settimana Rio Tinto ha stretto un accordo di 1,15 miliardi di dollari per acquistare una miniera di litio in Argentina, mentre BHP e Fortescue si sono lanciate in una guerra di offerte per accaparrarsi Noront Resources, fornitore canadese di nichel.