Salgono le tensioni tra il Vecchio Continente e la Cina. La Commissione Europea ha di recente deliberato dazi fino al 44% sui cavi in fibra ottica provenienti dalla Cina, che rischiavano di far uscire dal mercato i competitor europei. Vediamo cosa è successo nel dettaglio facendo un focus sulle azioni Prysmian anche da un punto di vista grafico.
Prysmian: ecco l'intervento dei regolatori
Facciamo un passo indietro. Come dichiarato da Europacable, associazione che rappresenta i produttori di cavi nel Vecchio Continente, tra il 2016 e il 2019 la Cina ha aumentato le esportazioni dei suoi prodotti in fibra ottica in Europa del +150% riuscendo a conquistare il 15% circa delle vendite europee, che hanno un valore totale di 1 miliardo di euro l’anno.
I prodotti cinesi venivano importati in Europa con prezzi al di sotto dei costi di produzione delle aziende europee e rischiavano quindi di farle uscire dal mercato. L’imposizione dei dazi ai prodotti cinesi è quindi una buona notizia per Prysmian e per tutte le aziende europee produttrici di cavi in fibra ottica.
Per la blue chip italiana, la fibra ottica rappresenta peril 50% del margine operativo lordo. Gli effetti di questa nuova norma riducono la pressione sui prezzi, migliorando il beneficio sui margini. Inoltre, gli analisti sottolineano come i dazi oltre il 15%-20% riducono notevolmente l'impatto sulla competizione.
Prysmian: analisi tecnica e strategie operative
Le azioni Prysmian si trovano all'interno di un trend ascendente, originato dal crollo di marzo 2020. Lo scorso 2 novembre le quotazioni sono riuscite a rompere la resistenza dei 33 euro, per poi tornare a 35 euro. La corsa dei prezzi non sembra volersi arrestare: sarà ora da capire come reagiranno i prezzi sulla soglia psicologica dei 36 euro, che potrebbe dare il via ad un movimento correttivo.
Da un punto di vista operativo, si potrebbero valutare strategie di matrice long in linea con la tendenza principale. Il punto di ingresso sarebbe in tal caso identificabile a ridosso del livello di concentrazione di domanda a 33 euro, lo stop loss a 32 euro e l'obiettivo a 35 euro. Un target più ambizioso sarebbe invece collocabile a 36 euro.