Il principale assillo che sta investendo la popolazione mondiale in questo momento di fronte al manifestarsi della nuova variante del Covid-19, è forse quello che si riferisce all'efficacia dei vaccini. Riusciranno Pfizer e Moderna a creare una risposta immunitaria tale da evitare quantomeno il manifestarsi della malattia grave? La risposta a questa domanda la avremo probabilmente non prima di 2 settimane, quando gli scienziati avranno studiato meglio il comportamento di questo ceppo e fornito maggiori delucidazioni.
Forse vi è un eccesso di allarmismo, perché i vaccini così come sono stati costruiti possono essere sempre adeguati con una tempistica ridotta alle mutazioni del virus. E in tal senso una grande rassicurazione è stata fornito oggi da Moderna, che ha fatto sapere che se dovesse servire entro l'inizio del 2022 ci sarà un nuovo vaccino contro Omicron prodotto su larga scala.
Nella persona del capo della ricerca della big pharma statunitense Paul Burton, Moderna ha espresso ottimismo in quanto oggi l'azienda ha tutti gli strumenti per poter combattere il Covid-19 in ogni suo cambiamento, nonostante la conclamata pericolosità.
Omicron: perché è possibile adeguare in tempi rapidi il vaccino
L'Organizzazione Mondiale della Sanità proprio oggi ha ribadito che questa variante manifesta molte preoccupazioni, ma l'azienda guidata da Stéphane Bancel ha annunciato lo sviluppo di una nuova dose di richiamo a completamento del ciclo primario. Nel frattempo anche Pfizer si è mossa velocemente e stamattina gli scienziati del colosso del farmaco hanno dichiarato che nell'arco di 100 giorni sarebbero pronti i nuovi lotti adeguati se ce ne fosse bisogno.
Da giovedì quindi, non appena appresa la notizia da parte dell'OMS della diffusione della nuova variante, le 2 case farmaceutiche si sono messe da subito al lavoro per prepararsi a modificare i loro vaccini, che usano ambedue la tecnologia dell'RNA messaggero. Molti ovviamente si staranno chiedendo come è possibile aggiornare in così poco tempo un siero a mRNA.
È proprio questo codice che rende l'adeguamento rapido, perché il messaggero stimola la risposta del sistema immunitario contro la proteina spike, che è quella con cui il virus attacca le cellule infettando l'organismo. Lo stesso codice è maggiormente sostituibile rispetto ad altri vaccini, come quelli a vettore virale. Di conseguenza, ogni volta che vi è una mutazione del virus, l'mRNA modificato riesce a riprodurre la proteina spike.
Già da tempo comunque Pfizer e Moderna si sono attivate con sperimentazioni su Beta e Delta per trovare le contromisure nel caso sorgessero varianti sconosciute. Questa estate infatti hanno testato un vaccino polivalente sulle 2 varianti allo scopo di misurare i passaggi necessari nell'aggiornamento dello stesso, senza che mai sia stato messo in commercio ovviamente.
Vaccini contro Omicron: un problema di sperimentazione
L'implementazione dei nuovi vaccini contro le varianti non è una cosa semplice da attuarsi per 2 ordini di motivi. Intanto non è facile riuscire a trovare delle persone in così poco tempo disposte alla sperimentazione, in particolare nei Paesi dove la vaccinazione di massa ha preso luogo. E poi vi è una questione di carattere etico, dal momento che l'esistenza di vaccini efficaci farebbe venire meno la necessità di un reclutamento di gruppi placebo.
L'alternativa adottata dalle case farmaceutiche è quella di attuare gli studi sull'immunogenicità, ossia sulla misurazione delle risposte immunitarie in termini di aumento degli anticorpi derivanti dai vaccini contro le varianti rispetto agli altri. Questo procedimento potrebbe anche ridurre i tempi della sperimentazione.